lunedì 21 giugno 2010

A Montecolombo spira un profumato "Vento Marino"


di Marco Valeriani

Montecolombo, nella media Valle del Conca, è un piccolo borgo con origini medievali che contende qualche metro di territorio al vicinissimo paese di Montescudo. Da quassù l'occhio può spaziare lungo tutto l'orizzonte della costa da Gabicce a Cesenatico. Lo sguardo abbraccia la linea del mare che si confonde con il cielo. Il Vento Marino è un locale ritagliato nel fianco della collina. E' spazioso, ordinato, pulito ed accogliente. Attrezzato per pranzare o cenare all'aperto ha a disposizione un parco giochi dedicato ai bambini desiderosi di libertà. Dal punto di vista enogastronomico non era mai stato indicato quale meta da provare. Un gruppo di amici, invece, ha convinto anche i critici più esigenti a fare sosta tra tavoli e sedie in vecchio stile. Il risultato? A dir poco stupefacente. Sospinti dal non voler esagerare, nel bel mezzo di un fortissimo temporale ci apparecchiamo al menù della domenica. La carta delle specialità è ben scritta. Con lettere grandi ed informazioni rapide ma esaustive. Straconvincono il risotto di mare rosso, i passatelli pomodorini e branzino, i capellacci ripieni di pesce spada. Da lasciar perde gli strozzapreti con crostacei e funghi (non c'azzeccano proprio, non si abbinano affatto). Ottimi, facciamo un passo indietro, i canestrini ed i cannelli preparati con misurate dosi di pan grattato. Eccezionali le cappesante e le polpose "cozze nere" (i peoci, i mitili, chiamateli come vi pare). Stona, al contrario, il tonno alla piastra (ma l'assaggio è d'obbligo). Veloce il servizio, più che buona la Carta dei Vini (mancano però i bianchi di San Patrignano). Da leccarsi i baffi il sorbetto finale al limone. Il conto? Dipende da cosa si sceglie, comunque nella media riminese. Giudizio finale: DA CONSIGLIARE SENZA OMBRA DI DUBBIO. MEGLIO SE IN COMPAGNIA. Infoline, 0541.863222.

lunedì 17 maggio 2010

Ristorante "Da Thomas", per veri intenditori


di Marco Valeriani

Il locale si affaccia sul lungomare. Da qui Rimini è ancora più bella, specie se si osserva dopo un temporale quasi estivo. Il Ristorante "Da Thomas" è al numero 15 del grande nastro d'asfalto conosciuto da tutti come Lungomare Di Vittorio. Dal punto di vista dell'arredamento non ha nulla di pretenzioso. E' assolutamente funzionale, accogliente quanto basta. Lo proviamo un giovedì sera. I profumi della cucina ti salutano fin dall'ingresso. Non occorre aspettare molto per essere accompagnati al tavolo. Rapidi, efficienti. Il servizio è divertente, spumeggiante. Omar si muove tra le persone con il savoir faire del manager consapevole. Dietro ai fornelli c'è invece Massimiliano. Sa il fatto suo e si sente! Gradevole il Pignoletto Sandoni 2009. Ottimi i sardoncini e le piccole triglie degustate assieme alla fornarina (strepitosa, varrebbe la pena di mangiare solo quella). La seppia con i piselli è di grande livello: anima le papille, le rende felici prima dell'arrivo di un risotto ben mantecato. I chicchi sono ben separati, la cottura giusta, le porzioni decisamente abbondanti. Quelli che in Romagna chiamiamo "peoci", le cozze nere, i mitili, hanno "carne" polposa. Valide anche le vongole. Convincono pure i cannelli, i canestrini e le mini-bruschette con pomodoro e scampi. Tralasciamo volutamente il fritto e le proposte di pesce arrosto. Il sorbetto al caffè finale completa un appuntamento per veri intenditori. DA PROVARE ASSOLUTAMENTE, MAI DA SOLI.

lunedì 8 marzo 2010

Matteo Giannotte, l'inventore della orzopizza per diabetici


di Marcella Bondoni

"Io quando impasto sento la farina che mi parla...". Con queste parole inizia una bella chiacchierata con Matteo Giannotte, 40 anni, gestore della Taverna da Bruno a Bellaria Igea Marina.

Matteo è vicepresidente della Nazionale Italiana Pizzaioli e collabora con la Facoltà di Scienze agrarie dell'Università di Ancona presieduta dal Professor Natale Frega; all'interno del laboratorio si svolgono le prove tecniche su paste lievitate e ricerche su nuovi prodotti per la ristorazione. Matteo è stato Campione mondiale di gusto e qualità negli anni Novanta e nello stesso periodo ha ricevuto il premio di miglior pizzaiolo acrobatico d'Italia. Ora insegna l'arte della pizza a tanti giovani che vengono dal Belpaese nonché Stati Uniti, Grecia, Germania, Francia e Brasile. Oggi è uno dei massimi esperti di farine alternative a livello nazionale

Insomma, Matteo è quello che si dice un uomo che si è fatto da solo e che nel suo mestiere ha investito fatica, risorse ma soprattutto amore e passione.

Come è nata la voglia di fare questo mestiere?

In realtà io sono un perito meccanico ma la mia passione è sempre stata un'altra. Mio padre aveva un piccolo frantoio in provincia di Brindisi e mia madre lavorava nella panetteria di mio zio. Ero affascinato dalle farine e da bambino ogni volta che potevo andavo al forno dove lavorava mia madre e studiavo l'arte della panificazione fatta ancora a mano come da tradizione; mi divertivo a creare impasti con farine particolari. E così grazie a mio zio ho imparato sul campo il mestiere e soprattutto l'arte di impastare a mano per capire al tatto il comportamento delle farine e sapere come meglio miscelarle per ottenere prodotti di qualità.

Tu però non sei un 'semplice' pizzaiolo, anche se la tua pizza tradizionale è buonissima! Sei specializzato nella panificazione con farine 'alternative' ed hai inventato una miriade di nuovi e indovinatissimi impasti. Raccontaci un po' quest'aspetto.

Diciamo che ho iniziato con le farine senza glutine. Tutto nacque per caso quando una mia cliente di colpo scoprì di essere celiaca. Io allora non sapevo nulla su questa malattia e cominciai ad informarmi. Grazie a lei potei fare un corso di specializzazione a Bologna dove ho conosciuto il Dottor Massimo Boschi responsabile dell'AIC (Associazione Italiana Celiachia) e da lì mi sono specializzato non solo nella pizza ma in tutti gli alimenti senza glutine come dolci, pasta, panettoni, pane. Il mio è stato il primo locale ad avere orno e laboratorio separati dal resto della pizzeria e questo per consentire una totale sicurezza ai clienti con problemi alimentari.

Come mai tutta questa attenzione?

Con la celiachia se si sbaglia qualcosa le conseguenze possono essere anche gravi. Se vuoi avere un locale certificato devi essere rigidissimo. Faccio solo un esempio. Per migliorare il servizio esigo che i miei pizzaioli quando stendono la pizza 'tradizionale' usino la farina di riso per evitare che le particelle di grano si volatilizzino nel locale. Tieni conto che in Italia la legge pone il limite di 20 ppm (parti per milione) di polvere di farina di grano come livello di intolleranza per i celiaci. Basta quindi un granello di grano per produrre effetti collaterali seri.

Come fanno i clienti ad essere sicuri di entrare in un locale 'certificato'?

Insieme al presidente della Nazionale Italiana Pizzaioli, Duilio Nardi, abbiamo creato un network chiamato Spigamica point dove sono inseriti i ristoranti che vengono certificati da un nostro referente insieme ad un tutor dell'Ai . Questi locali garantiscono qualità e servizio di eccellenza.

E la storia del Kamut?

Il Kamut è un cereale biologico carico di selenio, ha poco glutine e alta digeribilità ma non va bene per i celiaci. E' ottima per chi ha intolleranza al grano. La pizza al Kamut deve però essere certificata.

In che senso?

Non si gioca con la salute delle persone! Il Kamut è una farina difficilissima da impastare e molti pizzaioli la tagliano con quella di grano per avere un impasto con miglior resa. Questo automaticamente causa malesseri in chi, intollerante, la mangia. Siccome in passato questa era una prassi consolidata, io e l'amico Duilio abbiamo intrapreso una battaglia durata cinque anni e grazie all'aiuto della Kamut International, nella persona del Dott. Marco Rusconi, responsabile Kamut Europe, oggi tutti i locali che vogliono essere certificati con il 'bollino' Kamut devono garantire una determinata lavorazione dell'impasto. Per rendere questo cereale meglio impastabile mi sono inventato il lievito fatto con la buccia di mela fermentata. E posso assicurare che funziona. Mi sono impegnato a cercare nuove soluzioni e non mi sono mai prestato a scorciatoie economicamente più convenienti.

Cos'è l'ultima novità presentata in anteprima al SIGEP di Rimini? Mi riferisco all'ORZOPIZZA.

È una pizza particolare, indicata per i diabetici. L'orzo è ricco di fibre, ha meno zuccheri e quindi va bene per i diabetici. Stiamo attendendo la certificazione dell'Università di Ancona sulla tolleranza; i loro laboratori stanno ultimando i test sugli impasti che settimanalmente consegno.

Quando la potremo assaggiare?

I miei clienti la gustano già e posso assicurare che è molto richiesta e apprezzata.

Che sapore ha?

Il gusto è molto particolare, bisogna provarla. E' veramente originale. L'idea è di lanciarla a livello nazionale così come il Kamut e il senza glutine.

La prossima invenzione?

Sto studiando un cereale per far impasti gradevoli per persone con particolari problemi alimentari. Non voglio creare un prodotto alternativo di tendenza ma un prodotto funzionale per migliorare la loro qualità della vita. Ma per ora è top secret.

Il segreto del tuo successo...

Lavorare bene, con molta serietà e rispettare i clienti.

Visitate il sito internet www.spiagamica.com dove troverete informazioni utili sull'alimentazione alternativa.

lunedì 22 febbraio 2010

Blu Restaurant, Magnani "chef" da tenere d'occhio


di Marco Valeriani

E’ il colore blu, nelle bizzarre e molteplici sfumature, a tratteggiare il confine virtuale del Blu Restaurant di Igea Marina. L’architettura lineare, funzionale, essenziale costruisce infatti nel cuore del BluSuite Hotel lo spazio dedicato alla ristorazione. Uno spazio che Katia Foschi, proprietaria e general manager della struttura, ha “sposato” come una seconda casa. “Un ristorante situato all’interno dell’hotel ma non concepito come ristorante dell’hotel e quindi aperto all’esterno, alla clientela del mezzogiorno e serale. Come formula d’accoglienza noi proponiamo B&B + cena al Blu. Una scelta azzardata?”. La cura dei dettagli, la scelta degli oggetti d’arredamento è opera sua: tutto si nota, nulla risulta invadente, sovrastante. Mario Magnani, 40 anni, oggi chef del Blu, è approdato a Igea dopo altre, premianti esperienze. In cucina si muove con grande disinvoltura, senza mai venir meno alla regola base: “Non smettere mai di crescere professionalmente”. Il buon impatto tra ambiente e piatti proposti – si privilegia il pesce dell’Adriatico, si propongono varietà di altri lidi e Paesi in abbinamenti davvero gustosi – sta tutto nell’essenza personale di Katia e Mario. “Il richiamo alla territorialità, la scelta delle materie prime, nessun artificio gastronomico sono i presupposti del nostro lavoro – spiegano entrambi - . Lo stare bene a tavola è il naturale completamento dell’intera filosofia Blu: quella del benessere”. Carta light dalle 12.30 alle 15 con menù più veloci nella preparazione (mai banali, ndr); declinazioni culinarie votate alla stagionalità dalle 19.30 alle 22, rappresentano i cardini di un ristorante non per folle oceaniche (60 coperti d’inverno, 90 coperti d’estate grazie all’utilizzo dell’area-piscina). Lontano dalle “rotte” modaiole, ha tuttavia una forte capacità attrattiva: insomma, stai bene e ritorni volentieri… Traduciamo ora la territorialità – olio, formaggi, salumi, vini, sale (rigorosamente di Cervia ed utilizzate pure nella Spa), verdure, pesce – nell’invito all’assaggio. Per iniziare consigliamo un trionfo di crostacei in bellavista servito con emulsione di olio e limone e verdure in pinzimonio; poi paccheri di Gragnano con aragosta di Lampedusa; un branzino in crosta di sale marino cervese; un rombo chiodato avvolto da croccanti patate novelle; lo specchio di frutta esotica e per finire un soufflé al cioccolato con crema di zabaione. Il tutto accompagnato da una bottiglia di profumatissimo (rosso) Scabi dell’Azienda San Valentino (Rimini). “Mi piace la cottura semplice e che valorizzi il prodotto. Non cedo all’esterofilia delle aggiunte. Pretendo però – aggiunge Magnani – e ciò in pieno accordo con la direzione generale, la massima attenzione quando si è all’opera tra i fornelli”. Scuola alberghiera ed apprendistato tra pentole e tegami per attingere le ricette della mamma cuoca, hanno sedimentato in Magnani la consapevolezza della passione. Il buon mangiare richiede altresì un’ottima preparazione del tavolo attorno al quale sedersi in compagnia degli amici. Tovagliato, posateria, cristalleria aggiungono atmosfera. E le porzioni? Da buoni romagnoli non possiamo esimerci dal chiederlo… “Il rifiuto dei catering, l’allontanamento da certi stereotipi internazionali danno già una risposta a questa domanda. Eppure una regola occorreva. Al bando le esagerazioni – spiega ancora Katia – si è optato per una linea di equidistanza in grado d’appagare il palato e l’occhio. Mi piace l’idea del cibo da aspettare, guardare, assaporare”. Progetti per il futuro? “Ampliare la gamma dei prodotti territoriali, evitare gli errori visti all’estero”. Mentre il sogno nel cassetto dello chef Magnani qual è? “Beh, è fin troppo chiaro: vorrei comprare questo hotel!”. I riferimenti utili: BluSuite Hotel - Viale Pinzon, 290 – Igea Marina, 47814 Bellaria di Rimini – 0541.332454 – 0541.330765 - info@blusuitehotel.it

Articolo pubblicato sul numero di febbraio 2010 della rivista "Gustando" (editrice La Mandragora - Imola).

domenica 14 febbraio 2010

L'Angolo Divino a Cesenatico, Mazzancolle al sale di Cervia ottime


di Marco Valeriani

L'Angolo Divino a Cesenatico è un'osteria dall'arredamento semplice eppure originale. Sul porto canale disegnato da Leonardo da Vinci invita la clientela all'assaggio anche grazie ad una serie di "annunci" indovinati. L'abbiamo provato domenica 7 febbraio. Dal menù - la carta dei vini non è stata proposta poiché il ritorno era previsto in auto - la scelta è caduta su Mazzancolle al sale di Cervia, Risotto di pesce, Tagliolini bianchi al Branzino e Frittura mista. Nonostante la giornata festiva e l'ora tipicamente declinata al pranzo, il servizio è stato veloce. Mai invadente. Nulla di speciale il tovagliato e la posateria, così come la cristalleria. Il Risotto di pesce è arrivato in tavola in porzione abbondante. Rosso di pomodoro al punto giusto, forse leggermente salato rispetto alla media. Strepitose le Mazzancolle al sale di Cervia. Buono il Fritto misto, anche se la cucina avrebbe potuto "asciugarlo" meglio. Dignitoso il sorbetto, costosi i caffè (1,50 a testa!). Proprietario-gestore con piacevole autorità tra i tavoli, disponibile e cortese.
Lo consigliamo. Il nostro voto (60/60 è il massimo) è di 50/60.

domenica 7 febbraio 2010

Il buon salame tra Casa Zanni e Riccione


di Marco Valeriani

Fatevi “dare del salame”. Mai in senso figurato - e nemmeno con tono canzonatorio – bensì come atto vero e proprio in onore dell’insaccato che riappacifica al mondo. In onore del buon salame – quello preparato da sapienti artigiani e scrupolosi amatori – a Casa Zanni, a Villa Verucchio (nella bassa Valle del Marecchia) trova rifugio la Congrega nata 10 anni fa allo spuntar del maggio. Loris Fantini ne è il Primicerio, oltre a raccogliere attorno al sodalizio una robusta conoscenza dell’enogastronomia non soltanto emiliano romagnola. L’idea della Congrega prese spunto come “antivirale” al progressivo impoverimento di una terra. Quindi dalla necessità di mettere mano “al mazzo di carte” delle specificità così da ricollocare ogni tessera e ogni valore al proprio posto. Dal recupero della Mora romagnola, razza all’epoca ritrovata nell’area faentina (Brisighella) ed oggi non senza fatica reintrodotta in altre zone – vedi Rimini e Saludecio -, è maturata l’idea, ben accreditata allo stato attuale, della comparazione, tramite il meccanismo del concorso-trofeo, dei salami lavorati da artigiani-norcini o più semplici estimatori-norcini. “Certo, è necessaria una preselezione – sottolinea Fantini – allorché all’assaggio venga sottratto quanto d’indecente si possa concepire. La media di partecipazione oscilla tra le 15 presenze in fatto d’artigiani e altrettante per gli amatori”. Fedelissimo del trofeo è un riccionese, Primo Badiali: uomo di sorprendenti capacità, spesso e volentieri sotto le luci dei riflettori nella categoria amatoriale. “Il trofeo organizzato dalla Congrega del Buon Salame (visti i tempi d’incertezza propositiva meriterebbe maggior attenzione da parte delle istituzioni locali, ndr) – spiega Fantini – in qualche occasione, San Patrignano protagonista, ha messo in luce una netta evoluzione espressiva. Ovvero ha cancellato la convinzione che fra il prodotto preparato dagli artigiani e quello proposto dagli amatori si potessero riscontrare differenze quasi abissali”. Così, la prova dei fatti sta a testimoniarlo, non è. Sullo sfondo del trofeo è invece ben delineato, seppur non platealmente ammesso, il potenziale conflitto con chi sfruttando razze non autentiche (Mora, Cinta, Borghigiana sono assolutamente autentiche) ha investito, e continua ad investire, su maiali White Large. Maiali “estranei” ad una cultura e ad un tradizione meno industriale qual è la romagnola. Diviene dunque auspicabile, sollecitando forse un po’ il dibattito assopito nelle dispute da cellophane, che l’esempio della Congrega innesti un miracoloso effetto moltiplicatore su altri prodotti. Ad iniziare, perdonino gli abitanti delle colline, da un’invitante e saporita Congrega del Buon Pesce Azzurro. Il tutto condito dal seguente avviso: quanti cullano il sogno della taroccata rimangano pure al riparo delle loro stalle. E’ sufficiente l’esame del Dna ricavato da un setola dei maialini per smascherare allevatori di Mora fraudolenti.

Articolo pubblicato sul numero di dicembre 2009 - gennaio 2010 della rivista Gustando prodotta dalla casa editrice La Mandragora di Imola.

sabato 30 gennaio 2010

Torta a base di crema Chantilly e frutti di bosco per Raffaella Fico


Una Dea… in Paradiso. La splendida Raffaella Fico, “madrina” della trasmissione tv in onda su Italia 1 con Enrico Papi dal titolo “Prendere e Lasciare”, ha festeggiato venerdì 29 gennaio il suo 22° compleanno al Paradiso Disco-Dinner di Rimini. Fasciata da un morbido cappotto rosso, Rossella ha calamitato l’attenzione degli ospiti per poi offrire il primo taglio della torta – a base di crema Chantilly e frutti di bosco preparata per l’occasione dallo chef romagnolo Fabrizio Fraternali – ad Antonio Grandi, da novembre 2009 alla guida, assieme a Rossano Mordini, del locale-simbolo per eccellenza della mondanità.